Letture della domenica

 -Anno 16°  n. 25 -24  maggio 2020                                        

 ASCENSIONE DEL SIGNORE  – ANNO A

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 Ascensione, Dio con noi fino alla fine del mondo
I discepoli sono tornati in Galilea, su quel monte che conoscevano bene. Quando lo videro, si prostrarono. Gesù lascia la terra con un bilancio deficitario: gli sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi, e un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli. Lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno amato molto. E ci sono tutti all’appuntamento sull’ultima montagna. Questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito. Adesso sa che nessuno di quegli uomini e di quelle donne lo dimenticherà. Gesù affida il mondo sognato alla fragilità degli Undici. A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra… Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli… Con quale scopo? Arruolare devoti, rinforzare le fila? No, ma per un contagio, un’epidemia di vita e di nascite. E poi le ultime parole, il testamento: Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Con voi, sempre, mai soli. Il Risorto avvolge misteriosamente le creature e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa. Chi sa sentire e godere questo mistero, cammina sulla terra come dentro un tabernacolo.

 

Prima Lettura 

Fu elevato in alto sotto i loro occhi.
Dagli Atti degli Apostoli. At 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Parola di Dio

 

Salmo Responsoriale.    Dal Salmo  46 (47)

R.  Ascende il Signore tra canti di gioia.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. R.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. R.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. R.

Seconda Lettura

Lo fece sedere alla sua destra nei cieli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni. Ef 1,17-23
Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
Parola di Dio

 

Alleuia, alleluia.     (Mt 28,19a.20b)

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.  

Alleluia, alleluia.

Vangelo  

A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Dal Vangelo secondo Matteo. Mt 28,16-20

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In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola di Dio

 

PER APPROFONDIRE

24 maggio 2020-  ASCENSIONE, PENTECOSTE, REPOSIZIONE DELL’URNA DEI SS. MARTIRI

 Sono tre gli eventi che, alla ripresa delle celebrazioni con il popolo, vivremo in questa settimana: la festa l’Ascensione di Gesù al cielo, la solennità di Pentecoste con il dono dello Spirito Santo e, dopo i 50 giorni del tempo pasquale, la Reposizione dell’Urna contenete le Ossa dei nostri Santi Martini concordiesi.

1) FESTA DELL’ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO. Nella vita di fede cristiana il giorno dell’Ascensione di Gesù non indica una “partenza” ma una nuova “presenza” di Gesù in mezzo a noi, anzi Gesù ci assicura che starà sempre con noi. Mi pare importante non dimenticare di ripeterci che sia nei momenti belli come in quelli di difficoltà e di prova, come lo è stato e lo è questo tempo di pandemia, il Signore non ci lascia soli, ma Egli è sempre con noi anche se non lo vediamo fisicamente. Nella tradizione di un tempo della gente: “pa a fiesta dea Siensa se magna a brondua” quasi a significare che questo non è un giorno da vivere con tristezza, ma con la gioia di sapere che seppur non visibilmente, ma in modo reale che il Signore non ci abbandona mai.

2) LA FESTA DELLA PENTECOSTE. E’ la festa che celebra il dono dello Spirito Santo e da inizio alla storia della Chiesa. In fatti come ci raccontano gli atti degli Apostoli nella sala del Cenacolo dove si erano riuniti i discepoli per paura dei giudei: “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempi tutta la casa dove stavano”. Lo Spirito che sotto lingue di fuoco si manifesta ai discepoli li spinge fuori ad annunciare con gioia e forza la bella notizia della risurrezione di Gesù. Alcuni autori hanno cercato di descrivere l’azione e la necessità indispensabile dello Spirito dicendo che egli è necessario alla vita della Chiesa come lo è l’aria che respiriamo e un grande Patriarca  della Chiesa ortodossa, il patriarca di Costantinopoli Atenagora ha così mirabilmente riassunta l’azione dello Spirito: “Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione, l’autorità è una dominazione, la missione una propaganda, il culto una evocazione, e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi. Ma nello Spirito Santo il cosmo è sollevato e geme nella gestazione del Regno, Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa significa comunione trinitaria, l’autorità è un servizio liberatore, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano è divinizzato”.  Favolosa sintesi dell’opera indispensabile dello Spirito Santo. Rimane per noi la necessità di invocarlo con fede e fiducia con la bella giaculatoria: “Vieni Santo Spirito riempi i cuori dei tuoi fedele e accendi in essi il fuoco del tuo Amore”.

3) REPOSIZIONE DEL’URNA DEI SANTI MARTIRI. Per straordinaria concessione abbiamo avuto la gioia di fare l’Ostensione dell’Urna dei Santi Martiri. Essi ci hanno accompagnato in questo tempo di prova e di sofferenza della pandemia del Covid 19. In modo particolare, per noi gente di Concordia, questa presenza è stata viva e importante, noi infatti sappiamo che i Santi Martiri sono i nostri “amici del cielo” e nostri “grandi protettori e intercessori “presso in Signore. E’stato di conforto e di consolazione poterli invocare nella fiducia e nella speranza. Per l’occasione viene distribuito un librettino che racconta, nella testimonianza dei parroci del passato, con il fatto prodigioso dell’Acqua che trasuda dalle Ossa anche la devozione e la famigliarità che la gente di Concordia ha verso i Santi Martiri. Questo librettino, che viene distribuito a chi lo desidera, potrà essere conservato perché non venga persa la “prossimità” di noi concordiesi con i Santi Martiri e possa essere di aiuto per trasmettere alle giovani generazioni la grazia e la gioia di avere la testimonianza della nascita della fede cristiana qui a Concordia nei nostri santi patroni il cui sangue, come scrive Tertulliano, è seme per i cristiani di ieri e di oggi.

Tre grandi celebrazioni, tre punti di riferimento per riprendere, pur con tutte le precauzioni richieste, la “rinascita cristiana” nella prova tremenda della tempesta del coronavirus.

don Natale

 

17 maggio 2020

E ADESS CHE POTEN TORNA’ IN CESA E A MESSA…

 In realtà la Cattedrale non è mai stata chiusa e anche nei momenti di grande limitazione c’è sempre stato chi, passando, ha trovato modo di entrare in chiesa per una preghiera e per un saluto al Signore, alla Madonna e ai nostri Santi Martiri. Certo, come ho sentito dire da alcuni di voi, la possibilità di seguire le celebrazioni con i mezzi di comunicazione moderni hanno mantenuto vivo il collegamento e dato l’opportunità di seguire le celebrazioni che venivano trasmesse ma… no l’è nancia un fià la stessa roba. Soprattutto perché mancavano due cose fondamentali per la vera partecipazione cristiana, mancava la possibilità di ricevere la santa Comunione e mancava la possibilità di condividere le celebrazioni con la Comunità dei fratelli. Adesso ci sarà data da lunedì 18 maggio la possibilità di tornare in chiesa e alle celebrazioni, certo con tutte prescrizioni e le cautele previste perché la presenza del virus non è purtroppo ancora sparita del tutto, ma adesso come sarà il nostro ritorno a celebrare insieme e a riprendere una “normale” attività pastorale? Provo a fare qualche considerazione.

  1. Questo tempo è stato un tempo di grazia, cioè un tempo in cui il Signore è stato presente perché il Signore è sempre presente nella nostra esistenza e non ci lascia mai soli soprattutto quando siamo in balia della tempesta. Lui ce l’ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Per tanti questo tempo è stato un tempo in cui abbiamo avuto la possibilità di diventare più pensosi e riflessivi e alcuni mi hanno confidato che la preghiera in famiglia e le varie celebrazioni specialmente quelle del Papa l’hanno aiutato ad avvicinarsi di più al Signore.
  2. Questo tempo ci ha detto che non sarà più come prima. E’ un tempo che ci chiama alla “conversione”. Pensavamo infatti che il progresso sarebbe stato per sempre, ci siamo ritrovati nel giro di un giorno bloccati e chiusi, tutto si è fermato. Pensavamo di essere al sicuro protetti dalla scienza e dalla tecnica ci siamo trovati limitati, deboli e indifesi. Pensavamo che anche senza Dio niente cambiava e siamo stati costretti a fare i conti con la paura della morte, con il mistero dell’incertezza e dell’oscurità del futuro. Pensavamo di poter fare senza la presenza del prossimo, senza il riferimento stabile ad una famiglia, senza affetti autentici, senza sentimenti veri e ci siamo scoperti bisognosi di protezione, di tenerezza, di benevolenza per non finire nel più opaca e angosciante solitudine e in un isolamento dirompente. Pensavamo di poter bastare a noi stessi e ci siamo trovati miseramente demotivati e terribilmente soli. Sì non sarà più come prima ma allora dobbiamo cambiare, dobbiamo convertirci alla fraternita, alla comunione con gli altri e al bisogno della solidarietà con gli uomini da riconoscere come nostri fratelli.
  3. Questo tempo ci chiede una sincera opera di discernimento. Discernere quello che veramente conta nella vita e seguirlo. Discernere quello che è veramente significativo e autentico nella nostra fede e perseguirlo. Discernere le scelte giuste perché la nostra vita sia una vita bella, significativa e valga la pena di essere vissuta e vissuta alla grande. Questa infatti è la vita che il Signore ha pensato per ciascuno di noi perché per Lui noi siamo sempre e solo sui figli e vuole che siamo tutti felici. Discernere dove c’è il bene e dove c’è il male e per saper scegliere il bene e rifiutare decisamente il male, la cattiveria, l’egoismo insomma tutto ciò che chiudendoci in noi stessi ci esclude dalla vita vera che Dio ci ha donato nella sua morte e risurrezione.

Sono pensieri buttati lì che avranno bisogno di essere elaborati, discussi, valutati per poi incominciare a metterci “profeticamente” sulle strade che questo tempo di sofferenza e di prova, ma anche di grazia ci ha indicato.

“Ecco adess che poden tornà in Cesa e a Messa sarà ancia tuta n’altra roba de prima

don Natale

 

10 maggio 2020 – ECONOMIA DEL CORPO E DELLO SPIRITO

 Mi azzardo a trattare un tema su un terreno che non è di mia diretta competenza e sul quale non ho soluzioni immediate, ma credo importante parlarne per ragionare da uomo e da cristiano. Mi riferisco al tema economico dopo la tempesta del coronavirus. Mi chiedo cosa dice a me e cosa mi chiede come cambiamento, in stili di vita e in scelte concrete, la grave crisi economica che investe tutti, ma che sarà pesantissima per quelli che vivono già in una situazione di precarietà. Comincerei da quello che con efficacia e con una sottile ironia dice S. Giacomo nella sua lettera: A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”. (Gc. 2,14-17) Come si vede S. Giacomo ci invita a non dare solo buoni consigli, ma ad essere concreti nell’aiutare e nell’esprimere la nostra condivisione con coloro che sono nel bisogno. Da quello che ho potuto constatare posso affermare che la gente spontaneamente si è fatta presente anche in questi tempi sia con elargizioni in generi alimentari sia con offerta in denaro specificando che esse vadano in aiuto a persone e famiglie che si trovano in difficoltà economiche.  Si pensi a coloro che sono senza lavoro, si pensi a tutti i lavoratori stagionali che, stante la chiusura dell’attività turistica delle spiagge, sono a casa, si pensi a tutti quei lavoratori che sono stati messi in “Cassa integrazione”, ma che ancora non l’hanno ricevuta, eppure sappiamo che bisogna provvedere a mangiare ogni giorno e a tutte le altre necessità. Si pensi a coloro la cui situazione economica era già precaria e adesso hanno perso anche quel poco di aiuto che potevano compensare con lavoretti saltuari di sostegno momentaneo. Grazie Concordia per la tua solidale presenza, puntuale, ma dobbiamo renderci conto che sarà necessaria una continuità nel tempo.

Vorrei ancora riflettere su un altro aspetto che parte dalla domanda: “Ma questa situazione che si è venuta creando con la pandemia cosa chiede a me, alle famiglie e alla comunità? La risposta non è una imposizione che viene da altri ma che fa appello alla mia coscienza di uomo e di cristiano. “Quale deve essere allora la “conversione” che mi è richiesta in nome del Vangelo di Gesù?” Mi pare, senza volere imporre niente a nessuno, ma credo che ciascuno conoscendo la propria situazione e il ruolo che ricopre nella vita abbia da chiedersi: “Come posso evitare gli sprechi e in generale quali scelte, quali stili di vita, sono chiamato a fare liberamente per mantenere un tenore di vita dignitoso sì, ma che rifugge dal superfluo, dall’inutile e da quello che è solo sfoggio di opulenza e di ricchezza?”. Riconosco che sono “blasfemi”, perché offendono i poveri e il loro grido sale fino a Dio, ragionamenti del tipo– i soldi sono miei e io ne faccio e li uso come voglio – oppure – io non posso interessarmi degli altri ho da pensare a me stesso e ai miei –  se altri  sono nati poveri pazienza sono nati sfortunati, o se non hanno l’intelligenza e una mentalità da imprenditori io non posso farci niente, mi dispiace, ma non posso farci niente. Non capiamo che in questa maniera si continua a perpetuare una società disumana, una società squilibrata: da una parte “i fortunati e furbi” e dall’altra “gli scarti”, ma essi “gli scarti” sono persone e sono figli di Dio con il diritto della dignità che deriva loro dall’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. E un giorno ci sarà chiesto conto di questo perché i poveri hanno Dio come loro difensore. La grave stagione che stiamo attraversando è stagione di prova che dovrebbe convincerci e portarci ad un’autentica conversione che cambi e faccia più giusta e equa questa nostra società. Ricordo qui il monito efficace di papa Francesco. “Come possiamo illuderci di vivere sani in un mondo malato?”. È un monito chiaro che ci chiede un impegno urgente per non uscire da questa pandemia devastante della salute del corpo per poi finire in una pandemia ancora più terribile dello spirito.                                           don Natale

 

 

3 maggio 2020       A TUTTI I BAMBINI DELLA PRIMARIA

E IN PARTICOLARE A QUELLI DI QUARTA

Cari bambini ciao e un “batti il 5” per ora solo virtuale a tutti. Come state? Sono tante le cose che ci sono venute a mancare a causa del coronavirus, ma ci sono anche delle cose belle che avete potuto scoprire in questo tempo.  Primo fra tutti l’amore con la presenza continua dei vostri genitori e dei vostri familiari, sono stati con voi e vi hanno aiutato a vivere per il meglio questo periodo di limitazioni per tutti faticoso. Poi i vostri insegnati che attraverso i social hanno cercato di non farvi perdere il tempo della scuola. Infine, lo spero, anche la parrocchia che con i mezzi possibili è entrata nelle vostre case perché attraverso le preghiere, le celebrazioni, l’ascolto della Bibbia ha avuto modo di far sentire Gesù presente in mezzo a noi con la sua forza, il suo conforto e la sua protezione. A questo proposito vi suggerisco di andate a riprendere in mano il Vangelo che vi è stato consegnato e di leggerne un pezzetto ogni tanto per ascoltare quello che Gesù ha da dirci: sono sempre cose belle perché è la bella notizia del suo amore e della sua benevolenza.

Carissimi abbiamo passato la Quaresima e poi anche la Pasqua chiusi, senza la possibilità di celebrare insieme con la comunità questi tempi importati della vita cristiana, ma sappiamo che il Signore non ci ha abbandonato mai ed è stato sempre vicino a noi quando lo abbiamo invocato nella preghiera anche dovendo stare chiusi in casa con la nostra famiglia.

Mi rivolgo ora in particolare a voi bambini di 4a perché in queste domeniche a Sindacale, poi a Teson e infine a Concordia avreste celebrato il primo incontro con Gesù nella Santa Comunione. L’appuntamento non è stato annullato ma solo rinviato in un tempo in cui potremmo con voi, le vostre famiglie e con le nostre comunità condividere la bellezza e la gioia di questo primo incontro con il Signore Gesù. Questo è il tempo dell’attesa e della pazienza ma non vogliano che sia un tempo triste e inutile. Vorrei darvi qualche suggerimento per preparavi bene perché quando ci sarà concesso ritornare a celebrare sia un momento di gioia e di festa bello per tutti e in prima di tutto per voi.

Allora vi propongo:

  1. Alla mattina, quando vi alzate fate un bel segno di Croce e recitate la preghiera del Padre nostro dicendo al Signore che vi stia vicino e vi guidi durante la giornata.
  2. Durante il giorno chiedete ai vostri familiari come potete essere utile per fare qualche cosa per gli altri e ringraziate sempre chi vi aiuta e fa qualcosa per voi.
  3. Alla sera, prima di addormentarvi recitate un’Ave Maria e chiedete alla Madonna che vegli sulla vostra famiglia e su tutto il mondo.
  4. In un momento in cui non disturbate ripassate cantate un canto che avete imparato per la vostra prima Comunione.

Adesso voglio ringraziare prima di tutto con voi i vostri genitori perché vi aiutano ad essere sereni e contenti anche in questo tempo in cui siamo obbligati a stare chiusi in casa. Ringrazio gli insegnanti perché vi aiutano a vivere, anche se in maniera diversa, la scuola e vi tengono impegnata la mente ad imparare. Ringrazio i preti e le catechiste che vi ricordano con affetto e pregano per voi e si stanno preparando a vivere con voi la nuova parte del catechismo. Ringrazio e saluto tutti voi e prego, aspettando di poterci rincontrare, per preparare la grande festa dell’incontro di Gesù nella Prima Comunione.

Un abbraccio virtuale a tutti e un arrivederci, e mi raccomando stiamo pronti perché appena sarà possibile torneremo a stare insieme tra noi e con il Signore.

don Natale

 

26 aprile 2020

UN GRAZIE AGLI ANZIANI: MEMORIA STORICA DI IERI PER OGGI

 Il 25 aprile si celebra la 75 festa della liberazione, una data importante per la nostra nazione e un’occasione per ricordare con riconoscenza coloro che ne furono i protagonisti. A partire da quella data penso agli anziani di oggi, a voi tutti che siete testimoni della nostra memoria storica prima che abbia a rischiare di essere dimenticata. Questo sarebbe un male, perché un popolo che dimentica la propria storia è un albero senza radici, destinato a scomparire. In questo tempo di coronavirus abbiamo assistito con grande tristezza e angoscia alla morte di tanti nostri anziani, che hanno pagato il tributo più alto in vite umane alla distruttiva e mortifera presenza del Covid-19. La loro scomparsa ci rattrista perché con loro scompare larga parte della memoria della nostra storia sia civile che religiosa. Ancor più ci ha stretto il cuore sapere che, pur con la solidale assistenza e la presenza eroica di medici e di infermieri, essi sono “passati all’altra riva” senza il conforto della presenza di familiari e di amici che potessero stare loro vicini, tenere loro la mano nel momento della fine del loro pellegrinaggio su questa terra. C’è però una certezza, che ci viene dalla fede, che se anche in solitudine nessuno mai muore da solo, perché è sempre presente Gesù, nostro Salvatore, ed è sempre presente la Madre sua e nostra Maria Ss.ma, con i santi che abbiamo invocato durante la vita. A tristezza si aggiunge tristezza: ho avuto modo di dare, stante le limitazioni del coronavirus, l’ultimo saluto in cimitero ai nostri defunti, l’unico posto in cui è permesso di celebrare una benedizione di addio e, pur cercando che non mancasse loro almeno il conforto dell’affetto e della preghiera fiduciosa nel Signore, che mai abbandona i suoi figli, è un momento di desolante solitudine dare l’ultimo saluto confortato solo dalla presenza di pochi congiunti, senza la comunità dove essi hanno vissuto e condiviso gioie e dolori. Voglio dunque esprimere con animo grato e riconoscente, e mi sento di interpretare in questo il sentire di noi concordiesi, un grazie sincero a tutti gli anziani per quella che è stata la loro vita in sacrifici, fatica, solidarietà di ieri e impegno che continua anche oggi, sia pure più lento e debole, ma non meno importante ed efficacie per le nostre generazioni. Non posso poi dimenticare come tramite loro è giunta a noi la bellezza della fede che loro hanno trasmesso e continuano a trasmettere con le loro coerenti scelte di vita. Nel saluto finale ad una di queste nostre anziane dicevo che, tra le tante cose per cui dobbiamo essere grati agli anziani, è che essi ci hanno insegnato a mettere le mani giunte per pregare come loro hanno fatto.

Cari anziani, continuate a pregare anche per noi, ora che avete più disponibilità di tempo per fermarvi ad invocare il Signore e la Vergine Maria. Mi conforta e mi commuove sapere per certo che quando ci svegliamo al mattino siamo già preceduti dalle preghiere di qualche anziano che, poiché non riesce a dormire, prende la corona e si mette a pregare e lo fa per tutti a cominciare da quelli che sono più vicini al suo cuore. Nel salutare tutti gli anziani con gratitudine rivolgo per loro al Signore questa semplice preghiera:

Signor Benedeto, sta volta vuoi preate per tutti i nostri bei veci.

Fa’ che i stia con noialtri il più pusibie, ven tant da imparà ancora da lori.

Vuoi dite grasie par il tant de ben che i ne a fat

e pa e robe bee che i ne ha insegnat, in prima pa a fede che i ne ha trasmitut.

Signor quande che sarà finida la so strada vaghe incuntra

e portai cun ti insieme aa Madonna to e nostra Mare e ai nostri Santi Martiri. Amen.

don Natale

 

 

19  aprile 2020

SANTI MARTIRI CONCORDIESI: PREGATE PER NOI

 In canonica a Concordia, ben conservato e protetto, c’è un libretto di quelli che una volta servivano per prender appunti e fare delle annotazioni. In esso i parroci di un tempo, che non conoscevano il computer, scrivevano a mano le loro osservazioni, le loro considerazioni, appuntavano date e avvenimenti in modo particolare notizie che riguardavano i nostri Santi Martiri e la raccolta dell’acqua miracolosa. Ne trascrivo tre di essi.

17 febbraio 1936. “Grande solennità quest’oggi a Concordia: L’Urna Santa è esposta in mezzo alla Chiesa: per essere portata in processione per le vie del paese. Purtroppo il tempo non lo ha permesso. Era presente S. Ecc. Mons. Vescovo Luigi Paolini. Quasi 8.000 persone affollavano la Cattedrale e la piazza della Chiesa. Alla mattina furono distribuite moltissime Comunioni. Da notarsi: mentre in Chiesa c’era una umidità mai vita sino allora, le sante Ossa e l’Urna dove esse sono custodite erano asciutte”.                             

Mons. Francesco Frasanchin

 

26 aprile 1936. “Quest’oggi furono ripetute le grandi solennità in onore del Ss. Martiri e con più fortuna del 17 febbraio perché la giornata era veramente splendida. La processione con l’Urna benedetta grandiosa. Si calcano presenti circa 15 mila persone. Erano presenti tutte le autorità ecclesiastiche, civi e politiche. Che i Santi Martiri abbiano a benedire Concordia”.                                                                           

Mons. Francesco Frasanchin

 

2 agosto 1945. “Alle ore 22 il pievano e don Gino Facchin, don Piero Furlanis, i 4 seminaristi, una cinquantina di fedeli d’ambo i sessi, assistevano all’apertura del cancello di ferro battuto e del cristallo di accesso alla tomba romana sita ad un metro e mezzo del pavimento della Cattedrale e contenente l’Urna delle Ossa del Ss. Martiri Concordiesi. Il suddiacono don Piero Furlanis avvertiva immediatamente la presenza dell’acqua prodigiosamente scaturita dalle Ossa e giacente in fondo all’arca romana sotto l’Urna. Per chi avesse ancora qualche dubbio dell’autenticità del prodigio dubitando di infiltrazioni o di precipitazione dell’aria umida sulle pareti della tomba marmorea si oppone il fatto inspiegabile del come tale infiltrazione possa essere penetrata nel vaso di vetro dalle alte pareti collocato sotto l’urna santa. Eppoi non si può parlare di umidità in questo periodo, poiché dal 4 di luglio persevera una siccità ostinata quasi disastrosa. Digitus Dei est hic. La quantità d’acqua stasera estratta è di un litro. Molti dei presenti ne bevvero un sorso con vera fede. In un mese pertanto si è presentato il fenomeno raro di una trasudazione di circa 2 litri e tre quarti. Vogliano i Santi Martiri Concordiesi, mostrarci l’augurio e il felice auspicio di giorni migliori, per Concordia per la Diocesi e dell’Italia tutta. I fedeli alla convalida di così grande portento si rinforzino nelle fede e levino un inno di grazie col saldo proposito di essere degni della fede e della tradizione base e caparra del progresso civile”.                                                                                                                                          Mons. Luigi Janes

 

Ho trascritto queste annotazioni perché esse ci dimostrano la devozione che Concordia ha verso i suoi Ss. Martiri e come da sempre ne invochi l’intercessione e la protezione. Forti di questa fiducia e confidenza verso di loro, con il favorevole e convinto assenso del nostro Vescovo, abbiamo esposto l’Urna contenente le Sante Ossa perché in questi gravi tempi siano, i Ss. Martiri, ad essere nostro aiuto e nostra guida. Infatti così come essi hanno saputo dare testimonianza della loro fede nel tempo della persecuzione così ora ci siano di aiuto a vivere la fede in questi tempi di “tempesta” fisica e morale. Quando questa pandemia finirà, e tutti speriamo sia al più presto, le domande che dovremmo farci e la riflessione che sarà giusto condividere sarà come la nostra fede, sostenuta dalla preghiera personale e condivisa in famiglia, abbia dato ragione alla speranza cristiana che ha un volto e un nome Cristo Gesù il Crocifisso Risorto. I Santi Martiri dei quali nell’inno cantiamo: “Per voi l’afflitta patria salvi la nostra fede, giorni più lieti e liberi vegga di Pier l’erede”, diano conforto e solidità alla nostra Fede, illuminino la nostra Speranza e rendano concreta la nostra Carità.

Santi Martiri Concordiesi: pregate per noi che ricorriamo a voi!                     don Natale

 

 

12  aprile 2020

E’ LA PASQUA DEL SIGNORE, RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO

 Questa è l’antifona con cui nella chiesa risuona l’annuncio della risurrezione nel giorno di Pasqua. Anche se “reclusi” nelle nostre case non rinunciamo a fare festa, a rallegrarci e a cantare l’Alleluja, soprattutto a vivere, tra noi, la gioia di Cristo Risorto: egli ha vinto il male, egli ha vinto la morte, egli ha vinto ogni cattiveria e egoismo, egli ora è vivo e cammina sulle strade del mondo. Facciamo trionfare la bellezza splendente di questo giorno santo in noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, in tutti e in ciascuno. La pace, dono del Risorto, riposi in noi tutti e vi rimanga, soprattutto vi rimanga sempre.

Nella memoria della mia infanzia c’è questo ricordo: quando ritornavo dalla Messa “grande” di Pasqua il nonno mi chiedeva. “Te sostu bagnà  oci  e muso?” Non capivo bene questo invito, ma poi mi veniva spiegato che era questo il modo di accogliere il Signore Risorto con gli occhi limpidi e il viso bello e pulito. Allora anche noi laviamoci gli occhi e il viso per riconoscere, che pur nella situazione del coronavirus, in questa stranissima Pasqua Gesù il Risorto è con noi, ci mostra le mani e i piedi forati dai chiodi e il costato trafitto dalla lancia sono i segni della sua passione e morte, ma sono anche i fori dai quali emana la luce sfolgorante della risurrezione e Gesù ripete a tutti “Pace a voi” andate ed annunciate a tutti che io vi precederò sulle strade del mondo.

Padre Turoldo in una sua poesia sulla Risurrezione si chiede: «Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa», e poi racconta cosa vorrebbe donare il giorno di Pasqua.

 

Andrò il giro per le strade fischiettando e cantando

E mi fermerò soprattutto a giocare con i bambini

E lascerò un fiore ad ogni davanzale di finestra

E saluterò chiunque incontrerò per via con un inchino profondo

E poi suonerò, con le mie mani, le campane di ogni chiesa e lo farò più volte

E poi chiederò a tutti: “avete visto il Risorto?”

E lo dirò in silenzio e solo con un sorriso

E ogni domenica mi vestirò a festa

E penseranno che sono pazzo, sì pazzo di amore per il Risorto.

 

Non da poeta, ma in concordiese, anch’io desidero pregare il Signore Risorto:

“Signor bendeto, no varessi mai pensat de passà na Pasqua cusì,

ma no vuoi piandeme intor,

vuoi credi che ancia in sta bruta primavera del coronavirus

Te so risorto, che Te so vivo e che Te ciamina co noialtri.

Stane visin, tegnene par man

aven tanta paura de no farghea se resten da soi,

ma cun Ti ghea faren.

Imbrassan , strinsene forte e bedissene

Incuoi l’è Pasqua, la To Pasqua

 e ancia chea de tuti noialtri.

Alleluia, Alleluia, Alleluia!”.

 

Buona Pasqua

da tutti noi.

Preti, suore, consigli parrocchiali

 

 

5 aprile 2020

RIVOLGERO’ PIU’ SPESSO LO SGUARDO AL CROCIFISSO

Nel suo messaggio per la Pasqua l’arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini usa questa espressione e fa questa promessa: “Rivolgerò più spesso lo sguardo al Crocifisso e con più intenso pensiero”. Carissimi siamo entrati nella settimana fra tutte le più santa, la settimana santa. Avrei desiderato di viverla in un altro modo e avrei voluto soprattutto festeggiare un’altra Pasqua. Credo che accetterò il consiglio del Vescovo di Milano e guarderò, in questa settimana, più spesso e con più intenso pensiero il Crocifisso che ho sulla scrivania e, quando sarò in Cattedrale, guarderò il grande, prezioso e antico Crocifisso che sta accanto al fonte battesimale.

Lo sguardo sincero e attento al Crocifisso mi dice, prima di tutto, che non pensavo che la morte fosse presente in mezzo a noi e fosse così vicina. Impegnati a fare tante e “importanti” cose pensavamo che il pensiero della morte fosse una “distrazione” che non potevamo permetterci, avevamo tanto da fare, ora invece ci tocca accorgerci che la morte è così vicina e presente in mezzo a noi. Guardare il Crocifisso ci aiuta a rimanere con i piedi per terra, e a non distrarci dalla concretezza della nostra esistenza umana che è mortale.

Non pensavo che fosse così difficile e importante riconoscere la presenza della risurrezione e del Cristo risorto in mezzo a noi. Avevamo dovuto constatare, e lo abbiamo potuto verificare anche nella visita pastorale del nostro Vescovo l’anno scorso, che se proprio non abbiamo allontanato del tutto Dio dalla nostra vita perlomeno non ne sentivamo, con necessità, la sua presenza nella quotidianità, dove invece ci sentivamo autonomi e autosufficienti. Ora per il fatto che anche per fare una visita in Chiesa abbiamo bisogno di una certificazione ci rattrista e ci fa riflettere. Non pensavamo fosse così difficile riconoscere la presenza del Signore che cammina con noi e non pensavamo fosse così attuale in noi la preghiera dei due discepoli di Emmaus da diventare bisogno della nostra invocazione implorante, sommessa e fiduciosa: ”Resta con noi, Signore, perché si è fatto sera…”

Non pesavo che fosse così necessario per la vita cristiana oltre che per la fede celebrare insieme come Comunità. “Andare a Messa”, l’appuntamento della domenica, l’abbiamo sentito come una abitudine facoltativa, visto che per pregare, se uno ne ha desiderio, ogni luogo è buono in quanto il Signore è da per tutto. Eppure ora che la Messa la si può vedere solo per TV o la si può seguire solo in streaming ci fa tristezza e anche rabbia non poter essere presenti fisicamente perché non è la stessa cosa pregare da soli e farlo con la Comunità condividerlo con gli altri, con la gente. Quando questo sentimento e tristezza me l’hanno confidato le persone con le quali ci siamo sentiti per telefono allora mi sono confermato nella convinzione della importanza della Comunità per vivere la vita cristiana, condivisione con la Comunità che tante volte trascuriamo e riteniamo superflua se non fastidiosa. Manca, ma manca soprattutto alla fede del cuore, il non poter partecipare alla Messa e soprattutto il non poter accostarsi alla santa Comunione. Allora si sente quanto sia importante il nutrirsi del Pane dell’Eucaristia quel Pane che è forza e gioia per il nostro pellegrinare nel mondo.

Sì rivolgerò più spesso lo sguardo al Crocifisso e con più intenso pensiero di riconoscenza e di richiesta di aiuto e lo invocherò con fiducia. Chiederò a lui che terminato questo tempo di “reclusione e di paura”, non abbiamo a dimenticare come il pensiero della morte ci faccia essere più attenti a vivere bene facendo il bene, che il Signore Risorto cammina con noi e noi abbiamo bisogno che lui resti non noi sulle strade della vita, e riscoprirò l’importanza della Comunità e mi impegnerò a condividere insieme la fede, la speranza e carità.

 

“Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo

Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo”.

don Natale

 

29 marzo 2020

MADONNA DELLA SALUTE PREGA PER NOI PECCATORI, MA FIGLI TUOI

Mentre scrivo il solito pensiero per Canta e Cammina ho davanti a me l’Immagine della nostra Madonna della Salute. La guardo con gratitudine e riconoscenza perché so quanto Ella mi sia stata e mi sia vicina sempre nella mia vita. E mi sento guardato da Lei con la dolcezza e la tenerezza di Madre, con i suoi occhi misericordiosi pieni di compassione e di benevolenza e di affetto. Uno sguardo che so non essere solo per me, ma per tutto il popolo di Concordia, come penso che l’immagine di Lei nelle chiese di Sindacale, Teson, Cavanella e Paludetto e in ogni chiesa del mondo Lei che è Madre abbia lo stesso sguardo pieno di benevolenza e carico di sollecitudine materna per tutti gli uomini suoi figli. In questo tempo particolare desidero rivolgermi a Lei con filiale devozione:

 

“Madre di misericordia, nostra Madonna della Salute

vedi come siamo prostrati nella tristezza e nella angoscia in questi tempi di coronavirus.

Abbiamo sperimentato tante volte nella vita la potenza della tua protezione;

nei momenti di necessità, di pericolo e di paura, infatti,

a chi se no a Te che sei nostra Madre possiamo rivolgerci fiduciosi

e sicuri che mai ci dimentichi e ci abbandoni.

Madre di sicura speranza siamo tutti “reclusi nelle nostre case”,

mentre fuori inizia la primavera e lo facciamo per un atto di carità e di solidarietà verso gli altri e verso noi stessi costretti a fare il solo cammino spirituale in questa strana e triste quaresima mentre ormai intravvediamo avvicinarsi la mèta della Pasqua.

Madre della gioia Tu sola, in quel sabato santo,

hai avuto la forza di sperare contro ogni speranza, in quel giorno di silenzio e di tristezza.

Tu sola hai tenuta accesa la lampada della fede,

Tu sola hai creduto nella Pasqua di risurrezione di tuo Figlio Gesù.

Donaci, Madre tenerissima, di continuare a credere nella Pasqua di Gesù,

mantieni in noi la gioia della risurrezione e la bellezza della vita nuova

in Cristo Gesù morto e risorto per la nostra salvezza.”

 

Madonna dea Saute

No sta lasane mai da soi

Aven bisugna de Ti che te so nostra Mare.

Vardane, ancia se sen cativi, ma sen senpre to fioi

Vardane, che no se piardeni  drio  e cativerie brute

e le lùsigne del mondo.

Vardane, ven bisugna de savèr che Te so co noialtri

ancia in sta bruta roba del coronavirus.

Fa’ che no sol adess, ma sempre se ricuardeni de preate

E de sta cun Ti par sta co ton Fiol Gesù.

Vardene, Madotute bea, fa’ che poden in tal ultin  ciantà,

Fin che non ne scoppia el cuor, l’“Alleluja” dea vita nova

Ciantà tuti insieme la santa Pasqua del Signor.

Madonna dea Saute prea par noi puareti e  peccatori

ma senpre to fioi. Amen

 

don Natale

 

22 marzo 2020 – FESTA DI SAN GIUSEPPE E DI TUTTI I PAPA’

 La festa di S. Giuseppe del 19 marzo è la festa di un santo che nella chiesa ha avuto un posto un po’ defilato, ma seppure in secondo piano, Giuseppe è sempre presente nella famiglia di Nazareth. Nel vangelo Giuseppe non parla mai, per lui parlano i suoi pensieri, i suoi sogni e soprattutto le sue azioni. Poco sappiamo di lui al di fuori di quello che dice il Vangelo, eppure la sua figura è importante e di grande aiuto anche per tutti noi. Il Vangelo dice di lui che era un “uomo giusto” cioè un uomo fedele al Signore e fedele allo spirito della legge.  Così perché fedele allo spirito della legge decide di non denunciare Maria, ma di rompere con lei il fidanzamento in modo che non abbia conseguenze in seguito alla sua “misteriosa” gravidanza. Ma Giuseppe è pronto, come in altre volte, a fare non la sua volontà ma la volontà del Signore e prenderà Maria come sua sposa. Così lui, in fedeltà alla legge, ritornerà a Betlemme suo paese d’origine per il censimento e Gesù nascerà come discendete di Davide nella città di Davide. Sarà in obbedienza al Signore che avvisato in sogno partirà esule in Egitto con Maria e Gesù bambino per sottrarsi alla persecuzione di Erode che vuole la morte di Gesù. Ritornerà in Palestina alla morte di Erode ma si stabilirà a Nazareth dove riprende il suo mestiere di falegname e per 30 anni vive con Maria e Gesù nella più completa normalità senza compiere niente di “divino”. Poi non sappiamo niente dal Vangelo ma la tradizione dice che alla sua morte ebbe il conforto della presenza di Maria e di Gesù e per questo è anche patrono per una buona e santa morte. Ma san Giuseppe è un papà anche se “putativo” (nel senso che è creduto tale ma non lo è) di Gesù e per questo è patrono di tutti i papà.

Vorrei rivolgermi ora a tutti i papà per dire quanto sia importante la loro presenza effettiva nella vita della famiglia. Uno dei benefici e una opportunità che questa “reclusione” forzata in casa ci può donare è quella di avere un po’ più di tempo per stare con la propria famiglia, di recuperare forse tempi di conversazione e di relazione costruttiva con tutti i membri della famiglia. Così come sarà bello recuperare una “presenza” stabile nei confronti dei figli per essere una guida e un “custode” nel senso di “prendersi a cuore” la loro crescita umana e cristiana. Riprendere la gioia di cantare, di giocare e, perché non, anche di pregare insieme in famiglia e avere un papà finalmente “libero” di stare solamente insieme con loro. Mentre auguro a tutti i papà una buona festa di serenità in famiglia posto questa preghiera a San Giuseppe che li aiuti ad essere buoni papà.

 

O caro San Giuseppe, che sapesti vivere in modo esemplare come sposo e come padre, aiutami a compiere i miei doveri verso la famiglia, rifuggendo l’egoismo

ed ogni altro comportamento non degno del mio ruolo e della mia fede.

O caro San Giuseppe, che avesti l’ufficio di custodire Gesù e Maria e di godere della loro presenza, aiutami a esercitare responsabilmente il ruolo di padre e di sposo, affinché possa vedere la mia famiglia crescere nel bene e portare frutti di amore nel mondo.

O San Giuseppe, povero di beni materiali ma ricco davanti a Dio,

fa’ ch’io non diventi schiavo delle cose terrene, del successo e del denaro.

Rendimi generoso e attento alle necessità degli altri.

O mio caro San Giuseppe, che fosti guida del piccolo Gesù, insegnami a dare una giusta educazione ai miei figli.  Che io sappia suggerire loro pensieri limpidi, aspirazioni generose, fede operosa. E se mi sarà difficile parlare loro dei grandi problemi della vita, non mi sia gravoso offrire la testimonianza del mio esempio di padre cristiano. Questo ed ogni altra grazia ti chiedo in nome della Vergine Maria, tua sposa.

Amen.

don Natale

 

15 marzo 2020 – IN TEMPO DI CORONAVIRUS, RIMANIAMO A CASA

 Carissimi fratelli e sorelle di Concordia, Teson e Sindacale, scriviamo per dirvi che, come voi, anche noi sacerdoti e suore condividiamo con sofferenza le limitazioni che le istituzioni civili ci hanno consegnato, resi ora ancora più stringenti nelle ultime decisioni. Sentiamo con voi il peso e la tristezza di questi limiti, in modo particolare sentiamo con grande amarezza la impossibilità di condividere con le comunità la celebrazione della s. Messa. Il Signore però non ci abbandona, e anche noi ripetiamo come Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” e l’invito dei due discepoli di Emmaus: «Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Infatti se non possiamo, per un periodo nutrirci del Pane di Gesù nell’Eucaristia, possiamo sempre però nutrici del Pane della sua Parola. L’invito è a recuperare la famiglia come piccola chiesa domestica sapendo trovare spazi per una preghiera insieme e tempo per condividere un dialogo tra i vari componenti della famiglia stessa e, tramite il telefono e i mezzi di comunicazione, farci presenti con una attenzione di solidarietà e di vicinanza al prossimo.  Il rispetto delle indicazioni degli specialisti del governo, anche se possono sembrarci o troppo rigide o contradittorie, sono un atto di carità verso gli altri e verso noi stessi e quindi aiutiamoci a rispettarle restando a casa. Cercheremo di tenere aperte le nostre chiese per una preghiera personale e per una sosta di affidamento al Signore.

Non dimentichiamo di volgere il nostro sguardo fiducioso alla Vergine Maria nostra Madre e Madonna della Salute e a tutti i nostri Santi protettori e invocarli per chiedere la loro potente intercessione. La Quaresima è sempre cammino che ci porta alla Pasqua, esodo che attraverso il deserto di purificazione, di solitudine e di sobrietà ci porta alla gioia pasquale. Abbiamo, nelle fede, la certezza che anche questa faticosa Quaresima del 2020 ci porterà, rimanendo uniti nella solidarietà e nella preghiera, alla Pasqua di risurrezione e di vita nuova. Nel segno di una vicinanza e di una comune condivisione guardiamo avanti carissimi e vi salutiamo con cordialità e nel ricordo al Signore.  Pregate per noi come noi non mancheremo di pregare per tutti voi.

Papa Francesco affida il mondo alla protezione della Madre di Dio:

O Maria, tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede.
Tu sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova.
Aiutaci, Madonna della Salute ,
a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.

Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.
Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

don Natale, don Enrico, don Federico,

don Sergio, diacono don Daniele e le suore della Provvidenza.

 

 

8 marzo 2020 – FAMIGLIA: PICCOLA CHIESA DOMESTICA

 La definizione di famiglia piccola chiesa domestica è del Concilio Vaticano II. “La famiglia credente fondata sul sacramento del matrimonio è una piccola chiesa domestica dove gli sposi sono i ministri”. Sono infatti gli sposi che benedicono con la loro presenza la dimora dove abitano rendendo la loro casa luogo dove abita il Signore. Ripensavo a questa bella intuizione e affermazione del Concilio quando in questo tempo siamo costretti a vivere, tra le altre cose, il nostro incontro con il Signore in casa, non potendo partecipare con la comunità alle celebrazioni in chiesa a causa delle limitazioni per il coronavirus. Mi dicevo e se approfittassimo di questo tempo forzato di quarantena per ritrovare la gioia di vivere la famiglia come piccola chiesa domestica? Chi, come me, ha una certa età ricorderà di aver vissuto tempi in cui la preghiera era più presente di oggi in famiglia. Ricordo un film sulla vita di Papa Giovanni con l’immagine di Zio Zaverio che al piccolo Angelo leggeva con voce tonante, prima di dormire, alcuni passi della Bibbia. Ricordo quando nelle stalle ma anche attorno al “fogher” di casa, dopo cena, veniva recitato il santo Rosario. Ricordo che quando suonava la campana di mezzogiorno, specialmente se si era nei campi, ci si fermava per farsi il segno della croce e alla sera quando suonava “l’Ave Maria” si diceva un “’eterno riposo per i morti”. Così come ricordo con un po’ di impressione, per noi bambini, la preghiera con la salma del defunto in casa perchè come suo desiderio aveva chiesto di morire sul suo letto e a casa sua. Oggi siamo più facilitati perché, e per sapere bene gli orari basta rivolgerci agli anziani, a varie ore del giorno e anche della notte la Televisione o la Radio tramettono celebrazioni religiose, momenti di preghiera in modo particolare la s. Messa e il s. Rosario. E’ un servizio molto utile che è motivo di conforto specialmente per gli anziani e i malati che hanno difficoltà a uscire di casa. So che alcuni anziani staccano il telefono o diffidano dal telefonare o da andare a trovarli in certi orari perché non vogliono essere disturbati durante questi momenti di celebrazioni e di preghiera. Anche in Cattedrale abbiamo la possibilità di trasmettere via etere le celebrazioni che vengono lì celebrate in streaming (www. cattedraleconcordia.itchiedere ai nipoti per collegarsi). I nostri Vescovi  poi ci hanno invitato a recuperare e vivere la dimensione di chiesa domestica della famiglia suggerendo di:

  • Riservare un tempo per la preghiera insieme in famiglia
  • Aprire il Vangelo o la Bibbia per leggere un brano (magari seguendo i testi che la liturgia propone per i giorni di quaresima)
  • Leggere qualche buon libro o qualche rivista di informazione e riflessione di carattere religioso-umano
  • Riprendere, con un po’ più di calma, adesso che i figli sono a casa da scuola, un dialogo e un confronto con loro in famiglia.

Insomma non “sprecare” questo tempo di sofferenza perché: “Non tutto il male viene per nuocere”. Mentre vi esprimo solidarietà, partecipazione e affetto per le limitazioni che questi tempi ci impongono, chiedo di rimanere uniti nella preghiera e nella solidarietà fraterna. Se la prudenza ci chiede di evitare i contatti diretti con le persone abbiamo sempre il telefono che ci permette di farci presenti alle persone per un saluto, un buon giorno, per chiedere se hanno qualche necessità o solo per fare due parole in amicizia evitando però chiacchere di pettegolezzo.

 

Santa Maria Vergine della Salute, nostri Santi Martiri Concordiesi

accompagnatici con la vostra protezione

in questo tempo di sofferenza per il contagio. Amen.

don Natale

 

1 marzo 2020 –  LE CENERI E IL CORONAVIRUS

 Due termini ci hanno accompagna in questi strani giorni: la quarantena per i malati del Coronavirus e le ceneri per l’inizio della Quaresima. Quarantena deriva il suo termine dal numero 40, che era il numero dei giorni di segregazione che dovevano fare le persone che erano affette da malattie per evitarne il contagio. Poi il termine si è esteso a significare un periodo di segregazione obbligatoria per evitare la diffusione della malattia. Quaresima, invece, indica il tempo di 40 giorni per giungere alla Pasqua, è un cammino che segue quello di Gesù che si ritirò per 40 giorni nel deserto a pregare e digiunare, un tempo dunque di preparazione di vita cristiana da vivere secondo la Parola di Dio e nella carità fraterna. Papa Francesco nell’omelia del Mercoledì delle Ceneri, ha impostato la riflessione sul gesto dell’imposizione delle ceneri e sulle parole che l’accompagnano: «Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai». Ne riprendo alcuni passaggi come spunto per la nostra riflessione.

Dalla polvere alla vita. «La polvere sul capo ci ricorda che veniamo dalla terra e che in terra torneremo. Siamo cioè deboli, fragili, mortali. Siamo polvere nell’universo. Ma siamo la polvere amata da Dio. Il Signore ha amato raccogliere la nostra polvere tra le mani e soffiarvi il suo alito di vita. Così siamo polvere preziosa, destinata a vivere per sempre. Siamo la terra su cui Dio ha riversato il suo cielo, la polvere che contiene i suoi sogni. Siamo la speranza di Dio, il suo tesoro, la sua gloria. La cenere ci ricorda così il percorso della nostra esistenza: dalla polvere alla vita. Siamo polvere, terra, argilla, ma se ci lasciamo plasmare dalle mani di Dio diventiamo una meraviglia. Eppure spesso, soprattutto nelle difficoltà e nella solitudine, vediamo solo la nostra polvere! Ma il Signore ci incoraggia: il poco che siamo ha un valore infinito ai suoi occhi. Coraggio, siamo nati per essere amati, siamo nati per essere figli di Dio.»

Bello questo richiamo, ricco di grande umanità e di alta spiritualità. Si è vero siamo polvere, ma per opera di Dio siamo meraviglia del creato. Anche di fronte al coronavirus non dobbiamo lasciarci andare a paure esagerate e a isterismi, anche se questo momento ci ha messi con più evidenza davanti alla fragilità della nostra natura umana, basta infatti un virus a farla tremare.

Dalla vita alla polvere. «Una domanda può scenderci dalla testa al cuore: “Io, per che cosa vivo?”. Se vivo per le cose del mondo che passano, torno alla polvere, rinnego quello che Dio ha fatto in me. Se vivo solo per portare a casa un po’ di soldi e divertirmi, per cercare un po’ di prestigio, fare un po’ di carriera, vivo di polvere. Se giudico male la vita solo perché non sono tenuto in sufficiente considerazione o non ricevo dagli altri quello che credo di meritare, resto ancora a guardare la polvere. Non siamo al mondo per questo. Valiamo molto di più, viviamo per molto di più: per realizzare il sogno di Dio, per amare. La cenere si posa sulle nostre teste perché nei cuori si accenda il fuoco dell’amore. Perché siamo cittadini del cielo e l’amore a Dio e al prossimo è il passaporto per il cielo, è il nostro passaporto. I beni terreni che possediamo non ci serviranno, sono polvere che svanisce, ma l’amore che doniamo – in famiglia, al lavoro, nella Chiesa, nel mondo – ci salverà, resterà per sempre. Guardiamoci dentro, nel cuore: quante volte soffochiamo il fuoco di Dio con la cenere dell’ipocrisia! L’ipocrisia: è la sporcizia che Gesù chiede di rimuovere. Infatti, il Signore non dice solo di compiere opere di carità, di pregare e di digiunare, ma di fare tutto questo senza finzioni, senza doppiezze, senza ipocrisia.» 

Abbiamo bisogno di pulizia dalla polvere che si deposita sul cuore. Cosa fare dunque? Lasciamoci amare da Dio per amare. Lasciamoci rialzare, per camminare verso la meta, la Pasqua. Avremo la gioia di scoprire che Dio ci risuscita dalle nostre ceneri.

Signor, bisogna che se ricuardeni che sen polvera, ma polvera che Ti te a salvat co a to Crose, fa che scuminsien a ciaminà drio de Ti per imparà da Ti a volerse ben tra noialtri e a aiutà chi che l’ha di bisugna e a preà par tuti.

Madonute sante iutene Ti a prepararse benon alla Pasqua in sta santa quaresima.

don Natale

 

23 febbraio 2020 –MERCOLEDI’ DELLE CENERI E FESTA DELLA RENGA

 Mercoledì 26 febbraio è il Mercoledì delle Ceneri e segna l’inizio della Quaresima. La liturgia ci ricorda che la Quaresima è il tempo propizio di 40 giorni per prepararci a vivere con gioia la Pasqua di risurrezione e di vita. Il primo giorno di Quaresima è caratterizzato dalla celebrazione in cui viene imposto sul capo dei cristiani un pizzico di cenere come segno di un impegno a intraprendere il cammino di conversione attraverso la fedeltà al vangelo. “Convertitevi e credete al vangelo” così invita il sacerdote mentre mette il pizzico di cenere sulla testa del fedele. Sempre questo giorno è uno dei due giorni (l’altro è il Venerdì Santo) in cui la Chiesa chiede al cristiano il segno del digiuno e l’astensione dalle carni o un qualche altro atto di privazione o di penitenza.

Da tanto tempo al primo giorno di Quaresima era associata anche un’usanza particolare che era quella di mangiare la renga (nome popolare per chiamare l’aringa pesce di provenienza atlantica) pesce che era più facile conservare perché salato mancando i frigoriferi. Era un pasto da poveri tanto che i vecchi raccontano (forse anche caricandolo con un po’ di fantasia) che c’erano famiglie così povere la una sola renga era appesa con un filo sopra la tavola da pranzo e serviva da pasto a tutti i numerosi commensali che a turno l’attingevano con la fetta della polenta per avere l’illusione di mangiare qualcosa di nutriente, ma era solo il sapore del sale e qualche vago profumo di pesce che essi mangiavano e così si riempivano la pancia con quel gusto. Quello sì era veramente un giorno di digiuno e di magro. Oggi però il primo giorno di quaresima è sostituito dalla festa della renga, che non è più appesa al filo sopra la tavola, ma è una delle tante portate preceduta, seguita e accompagnata da altre portate che non richiamano certamente una parca e frugale cena del digiuno. Si dice tanto che bisogna salvaguardare i segni della presenza cristiana, ma poi vengono così facilmente superati e annullati senza tanto rispetto.

Ma ritorniamo al richiamo per i cristiani dell’inizio e della Quaresima nei suoi 40 giorni. La nostra Unità Pastorale propone sia ai bambini, ragazzi e giovani sia agli adulti una serie di proposte che possono aiutare a vivere “sfruttando” al meglio questo tempo favorevole per la nostra salvezza. Per le comunità ricordiamo i martedì di quaresima (stazioni quaresimali) che si turnano nelle varie chiese dell’Unità Pastorale con la solita formula: adorazione, lettura e commento di un passo del Vangelo da parte di don Federico, tempo di silenzio con la possibilità della confessione individuale, compieta e benedizione eucaristica. Ricordiamo i venerdì di quaresima con la Via Crucis secondo i vari orari. La Chiesa suggerisce con la cassetta “Un pane per amore di Dio” di esprimere la solidarietà e la condivisione con i fratelli che sono nel bisogno. Personalmente o in famiglia è consigliata la lettura di un brano del Vangelo accompagnato da un momento di preghiera.  

La voce di un monaco e vescovo di Mosul: “Gli abitanti di Nìnive fecero un digiuno puro quando Giona predicò loro la conversione. Sta scritto infatti: «Dio vide non il digiuno da pane e da acqua, con il sacco e la cenere» ma: «Che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia».  Questo fu un digiuno puro, e fu accetto…

QUESTO VALE ANCHE PER NOI, BUONA QUARESIMA!

 don Natale

 

 

16 febbraio 2020 –  SANTI MARTIRI DI CONCORDIA

 Fin da piccolo, quando in casa si parlava dei Ss. Martiri, lo si faceva certo con grande rispetto, ma anche con affetto come si parla di persone di famiglia, quasi di parenti prossimi. Ricordo che un tempo quando si entrava in Cattedrale non si usciva senza passare prima a salutare i Ss. Martiri ci dicevano: “Nden a saludà i santi Martiri e a disi na preghiera che i ne aiuti e che i ne stia sempre visin aa nostra fameia e a tutti quanti”. Poi, e questa era la cosa che da piccoli più ci interessava, si accendeva una candelina e il bello era che la monetina si buttava direttamente dentro al sacello dei Martiri, ed era bello sentire il tintinnio della monetina sul pavimento di marmo.

Per curiosità mi sforzavo di vedere cosa c’era dentro all’urna dei Martiri che sta sotto il pavimento, ma non era facile scorgere le ossa che miracolosamente avevano trasudato quell’acqua miracolosa ben raffigurata nella tela sopra l’altare. Ricordo ancora che da grandicello, quando ero chierichetto, più volte mi era capitato di servir messa a qualche prete di passaggio che chiedeva di celebrare la santa messa sull’altare dei Martiri. Mi viene ora da fare una riflessione e mi chiedo c’è anche nuove generazioni l’affetto e la devozione verso i Ss. Martiri come un tempo? E chiedo ai nonni in particolare di voler trasmettere quello spirito di famigliarità e di vicinanza verso questi nostri concittadini che hanno saputo dare la propria vita per testimoniare la loro fede nel Signore e in fedeltà al vangelo di Gesù.

Il 17 febbraio 2018 la cappella dei Ss. Martiri è divenuto santuario diocesano della Testimonianza e ora una targa che sarà benedetta dal Vescovo lunedì 17 febbraio indicherà anche dall’esterno della Cattedrale la cappella dei Martiri come santuario diocesano. Sarebbe un po’ triste che visitatori e pellegrini vengano a pregare nel santuario dei Martiri e noi concordiesi ce ne dimenticassimo e trascurassimo la devozione che dal lontano 304, anno del loro martirio, è stata trasmessa fino a noi.

I tempi che stiamo vivendo ci ricordano poi, da una parte,  come nel mondo oggi tanti sono ancora i cristiani che subiscono persecuzioni e ancora la chiesa cattolica deve annoverare martiri che  ai nostri giorni subiscono il martirio di sangue, ma anche il martirio della emarginazione  sociale, dell’esclusione dalla vita attiva e vengono sempre più messi ai bordi delle società oppure costretti a emigrare per scappare da territori che furono i primi ad accogliere il cristianesimo fin dal suo  inizio. Dall’altra parte, i Martiri Concordiesi, ricordano a noi cristiani di oggi la forza e il coraggio della testimonianza cristiana in un tempo in cui sempre più si spopolano le nostre chiese e la vita cristiana fa fatica ad essere proposta di un modo bello e gioioso di vivere. La preghiera di intercessione ai Santi Martiri possa risuonare ancora forte e allegra sull’aria del glorioso inno ai Martiri che dice: “L’inno al presente secolo risuoni ancor così come suonò sul Lemene nel vostro ultimo dì…”.

Santi Martiri di Concordia, voi che avete, sull’esempio e nella sequela di Cristo, testimoniato con il dono della vita la fede in Lui, aiutateci perché anche noi possiamo essere testimoni non solo credenti ma anche credibili della bellezza e della gioia del Vangelo in mezzo al mondo di oggi.

don Natale

 

 

9 febbraio 2020 – PELLEGRINI, NON TURISTI

 Tra le varie iniziative del cammino della vita pastorale dell’Unità Pastorale Concordiese quest’anno c’è anche la proposta di tre pellegrinaggi. Il pellegrinaggio è un tipo di percorso spirituale che, attraverso l’incontro con altre realtà e luoghi significativi, accoglie e sperimenta sentimenti, emozioni, riflessioni che alimentano lo spirito e portano verso un cambiamento e una conversione. il pellegrino non è né un vagabondo né un turista, ma una persona che si mette in viaggio avendo una meta dove arrivare e da dove ripartire avendo raccolto il positivo che l’aiuta a vivere nel bene attraverso l’esperienza dell’incontro vissuto. Così dal pellegrinaggio, se è vero, non si ritorna mai come si è partiti, ma arricchiti di quello che abbiamo vissuto. Ecco i tre pellegrinaggi che abbiamo scandito sulle tre virtù teologali.

  1. Il pellegrinaggio della speranza.

E’ il pellegrinaggio alla Madonna di Medjugorje.

Maria è la Madonna della speranza Lei infatti ci guida verso il Figlio suo Gesù che nella sua morte e risurrezione è la vera fonte della nostra speranza. Papa Francesco ha richiamato all’ importante servizio che può avere il pellegrinaggio in questo sperduto paese della Bosnia-Erzegovina per la riscoperta del sacramento della confessione e per l’adorazione eucaristica accompagnati dalla materna sollecitudine di Maria nostra Mamma celeste.

  1. Il pellegrinaggio della carità.

E’ il pellegrinaggio in Romania.

La nostra comunità missionaria ha un legame con la Romania che si fonda sulla solidarietà e sulla carità fraterna. Papa Francesco ha affermato con forza: “Non basta donare, bisogna guardare negli occhi e toccare con mano la “carne” del fratello”. Abbiamo così pensato di vivere questo viaggio in Romania come un vero pellegrinaggio della carità per veder e “toccare” la reale situazione di questi nostri fratelli. Ci guideranno i sacerdoti e le suore che sono punti di riferimento nostro in Romania. L’invito è rivolto agli “operai” del Gruppo Missioni-Caritas, ma anche ai loro famigliari e a coloro che vorranno condividere la gioia di questo servizio della solidarietà.

  1. Il pellegrinaggio della fede.

E’ il pellegrinaggio in Armenia.

L’Armenia è il primo paese che si è convertito al cristianesimo. Poi le vicende storiche lo hanno separato dalla storia dei cristiani cattolici, per cui ora essi sono cristiani separati (il termine giusto è “scismatici”) ma conservano la unica fede del Signore e i sacramenti; solo non hanno avuto la possibilità di partecipare ai Concili Ecumenici e per questo non sono in comunione con la Chiesa cattolica, anche se tra le due chiese c’è un forte legame ecumenico. Il popolo armeno ha poi subito un gande genocidio 100 anni fa’, che ha fatto del popolo armeno un popolo perseguitato per la loro fede cristiana, dei martiri dei nostri giorni che tuttavia hanno conservato la fede, perché come dice Tertulliano: “ll Sangue dei martiri è seme dei cristiani”. La visita a questa nazione e a questo popolo sarà sprone e impegno a vivere la nostra fede con coraggio e con coerenza.

Per ulteriori informazioni passare in canonica al mattino. I posti sono assegnati secondo la precedenza dell’iscrizione. Per il pellegrinaggio in Armenia c’è bisogno del passaporto e il pellegrinaggio si farà solo se si raggiuge il numero di almeno 35 partecipanti.

don Natale

 

 

2 febbraio 2020 –   CANDELORA

Con il termine Candelora si indica la festa del 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Il nome viene dal fatto che in questo giorno venivano benedette le candele, che sarebbero poi servite ad illuminare le celebrazioni di tutto l’anno. La pietà popolare aveva poi aggiunto anche la benedizione di altre candele (candele della siriola o ceriola), da portare a casa per accenderle quando era in corso un temporale, perché non succedessero disgrazie, o accese nelle camere dei malati perché ci fosse una luce soffusa e, naturalmente, perché per l’intercessione della Madonna giungesse la guarigione o il malato fosse confortato dalla presenza della Beata Vergine e dei Santi nella sua situazione di sofferenza e di dolore.

Nella chiesa poi il simbolo della luce, che richiama direttamente Gesù, vera luce del mondo, è stato preso come modello dagli ordini religiosi e in questa giornata rinnovano personalmente i loro impegni di vita religiosa. Cogliamo l’occasione per dire una preghiera e dire un grazie grande alle nostre suore per il servizio importante che svolgono tra noi. Sarebbe bello che anche ciascuno di noi, nei vari ruoli che rivestiamo nella nostra vita, ci affidassimo, in questa festa, alla Madonna e offrissimo la nostra disponibilità a servire nel bene i fratelli e ci impegnassimo ad essere nella nostra realtà quotidiana portatori della luce della fede del Signore Gesù, nel nostro ambiente di vita in famiglia come fuori. Nella semplicità e nella saggezza popolare contadina poi questo giorno faceva punto di riferimento per le previsioni metereologiche della stagione, c’era infatti il detto: “Per la Candelora dell’inverno semo fora, ma se piove e tira vento dell’inverno semo dentro”, con qualche altra variante.

Ho letto recentemente che nella tradizione della Chiesa etiope c’è questo bello e suggestivo richiamo a questa antica festa. Si racconta che, per scappare dal Re Erode, che voleva uccidere il Bambino Gesù, Maria e Giuseppe sono scesi fino in Etiopia e Gesù, grato per l’accoglienza e la protezione ottenuta, da questo popolo avesse messo il paese sotto la diretta protezione della Mamma sua Maria chiamando l’Etiopia: “Resta Maryamche significa “Terra feudo o proprietà di Maria”, così Maria avrebbe protetto l’Etiopia e avrebbe chiesto al Figlio suo Gesù che fosse donata la salvezza al popolo etiope e in cambio il popolo si incaricava a edificare chiese in onore della Madonna e soprattutto si impegnava, così è scritto:” Vestire gli ignudi, visitare i malati, dare cibo agli affamanti e da bere agli assettati, consolare gli afflitti e rallegrare i tristi”. Per ricordare questo impegno e questo dono nella Chiesa etiope c’è ogni mese una festa che si chiama Kidana Mehratche tradotta significa: “il patto di misericordia”, tra Gesù, la Vergine Maria e il popolo etiope.

Guardando le tante feste con cui il popolo concordiese onora la presenza della Madonna durante l’anno possiamo anche noi chiedere che Concordia sia “Terra di proprietà di Maria”.

Così accogliamo la sua presenza materna tra di noi Così invochiamola nelle nostre giornate.

Così chiediamo la sua intercessione.

Così Maria rimanga a difesa della fede e della vita cristiana Così ottenga il Figlio suo la Misericordia e il perdono.

Così faccia risplendere la luce della carità in mezzo a noi.

Così ricorriamo a Te, Madre di bontà e di tenerezza, o Clemente o Pia o dolce Vergine Maria.

don Natale