Il nostro gruppo è sempre felice di ricevere nuovi ministranti, piccoli o grandi.
Cerchiamo ragazzi e ragazze in gamba, che abbiano coraggio e vogliano stare dalla parte di Gesù
L’alfabeto
del ministrante
21parole
per chierichetti d.o.c.
A = amore. Ogni gesto che fai all’altare fallo con la cura, l’attenzione e la delicatezza con cui daresti una carezza ad un bambino. Quel bimbo è Gesù che viene nel pane e nel vino.
B = ballare. Agitarsi non è ballare, per ballare bene bisogna andare a tempo di musica. Anche all’altare agitarsi non basta, bisogna seguire il ritmo che è la liturgia. Fare tutto con calma e non fare nulla se non si è sicuri.
C = coraggio. Non avere paura di quello che gli altri pensano di te, se sbaglierai o farai figuracce. Gioisci, piuttosto, del fatto che Gesù, un giorno, ti dirà grazie di essergli stato così vicino e di averLo aiutato ad incontrare tante persone.
D = distrazioni. All’altare si apre la porta del cielo sulla terra, basta una piccola distrazione a rovinare tutto. Non distrarti, per non distrarre!
E = esserci. La tua presenza è importante, più ancora di quello che sai o non sai fare. Gesù ti aspetta, il sacerdote ti aspetta, i tuoi amici ti aspettano. Non è lo stesso venire una volta di più o una volta di meno!
F = fiducia. I carcerati hanno bisogno di continui controlli, tu no. Se hai la fiducia del tuo don, non tradirla. Ogni chiacchiera o parola inutile, risate o peggio ancora sono un tradimento. Ogni cosa ha il suo momento.
G = guardare. Gli apostoli hanno visto ed hanno creduto in Gesù. Per imparare a fare bene guarda i più grandi ed i più esperti, per incontrare Gesù guarda ed ascolta il tuo don e coloro che ti fanno crescere nella fede. Ricorda che all’altare la gente guarda anche te ed così come ti comporti pregherà meglio o peggio.
I = incarichi. Sono tutti importanti, tutti utili, tutti belli perché ciò che conta è poter aiutare Gesù ad incontrare la comunità. Non ti capiti di cascare in un’altra “I”, l’INVIDIA. Un cuore invidioso Gesù non lo merita accanto a sé.
L = liturgia. È l’indirizzo di Dio. Quando la Chiesa prega riunita, Lui è sempre presente. Perderesti l’occasione di incontrare il tuo migliore amico? No? Neppure io, ti aspetto dunque là dove c’è una liturgia.
M = mani. Quando non le usi per servire, e non sai dove metterle, il posto migliore è una nell’altra, in preghiera. Così ricordi a te stesso ed a chi ti vede che quello che si fa è incontrare Gesù.
N = no. Il vero ministrante sa che non deve cedere alle tentazioni: di parlare, di distrarsi e distrarre. Così ha fatto Gesù che non è sceso dalla croce, anche se è un posto parecchio scomodo.
O = ordine. Piano piano cerca di imparare quel è l’ordine di quello che accade a Messa o nelle altre liturgie. Così non ti preoccuperai più di quello che bisogna fare e potrai rivolgere di più il tuo cuore a Gesù.
P = precisione. Ci si arrabbia quando sulla torta di compleanno c’è una candelina di meno. Non è lo stesso fare le cose così come vengono o bene. Basta una sola nota fuori posto che tutta la musica è rovinata.
Q = quasi. Non esiste il chierichetto perfetto. Esiste solo il chierichetto che ci mette tutto per diventarlo. Pensando sempre così non ti sentirai superbo credendoti chissà chi né ti sentirai un buono a nulla. Siamo tutti in corsa verso la perfezione, tutti quasi santi!
R = riflessione. Gesù ti ha donato l’intelligenza: perché tu la usassi! Non fare mai o dire mai nulla senza averci prima pensato. La riflessione, però, è come una gamba. Da sola non basta, non si usa da sola. Per correre è sempre necessaria l’altra gamba che è l’amore.
S= silenzio. Si prega con le parole, ma si prega anche con il silenzio. Non è un momento di vuoto, di pausa, di nulla. È il momento in cui Gesù parla al nostro cuore. Glielo permetti? Lo ascolterai?
T = tabernacolo. È il luogo dove Gesù è presente con tutto se stesso. Non è un vero ministrante uno che, entrando ed uscendo da una Chiesa, non lo cerchi con lo sguardo e non dica un “Ciao, ti voglio bene!” a Gesù.
U = ubbidienza . Diventa santo chi sa obbedire, comanderà con giustizia chi sa obbedire. Andrà in Paradiso chi avrà obbedito a Dio Padre. L’obbedienza si impara anche dalle piccole cose che si fanno all’altare.
V = volontà. Un vero chierichetto non dice mai “non ci riesco” o “non sono capace”. Dice “da solo non ci riesco, se mi insegni imparerò”. Con la buona volontà, l’aiuto di chi è più grande ed esperto e di Gesù si può fare tutto il bene che siamo chiamati a fare.
X = per. Tutto quello che facciamo è PER Gesù, PER la comunità, PER coloro a cui vogliamo bene, PER coloro che ci stanno antipatici. Tutto ciò che è fatto PER, Dio Padre ce lo ridonerà… moltiplicato PER il Suo amore infinito!
Z = zzzz. Dormire. Se sei accanto a Gesù, se lavori per Lui, se sei chiamato da Lui ad aiutare gli altri a pregare, pensi di poter dormire all’altare? No, vero? Il chierichetto è uno SVEGLIO!