31 maggio 2020- DON COME CHE FASÈ PEL GREST E ……..

“DON COME CHE FASÈ PEL GREST E PA A CIASA ALPINA DE TRAMONTI

E PAA FIESTA DEI RAGASSI?”

Carissimi è con cuore riconoscente e ricco di speranza che provo a dire qualcosa riguardo le attività estive, che hanno visto l’UP concordiese inventare per il passato, nella continuità della tradizione, proposte e opportunità per i bambini, ragazzi, giovani e, di conseguenza, per le famiglie, con volontari di ogni età guidati dai vari bravissimi cappellani e dai loro entusiasti collaboratori. Con il 23 di febbraio 2020 si è chiusa un’epoca, dal giorno cioè in cui abbiamo saputo che il micidiale virus Covid-19 era in mezzo a noi. Ci è stato detto che da lui bisognava difendersi e l’unico modo era evitare ogni contagio e quindi dovevamo tutti rimanere chiusi in quarantena. Da quel giorno sono passati più di tre mesi, lui il nemico subdolo è ancora in mezzo a noi anche se un po’ più debole e con meno presenza, ma non dobbiamo fidarci.  Si disse allora, e possiamo confermalo adesso, che da quel giorno niente sarà più come prima.

Da qui alcune considerazioni:

  1. La prima grande azione che ci è richiesta è quella di liberarci dagli schemi mentali del prima del coronavirus. Per essere più chiari non possiamo più pensare alle proposte pastorali con la memoria del – si è sempre fatto così; e del – se ieri ha funzionato perché non può funzionare anche oggi? Non funziona perché è la situazione che non è più quella di prima, per cui dobbiamo aiutarci a cambiare mentalità e anche le domande di cui sopra non hanno più una corrispondenza nella situazione attuale essa infatti è radicalmente cambiata.
  2. Oggi solennità di Pentecoste invochiamo lo Spirito Santo con questa preghiera. “Vieni Spirito Santo riempi i cuori dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore”. Ora, come comunità cristiana, dobbiamo farci, nell’umiltà e nella fiducia, questa domanda: “Cosa ci indica lo Spirito Santo per essere, in questa nuova situazione, suo fuoco d’amore presso il prossimo?”.
  3. C’è un pericolo molto forte che, viste le difficoltà imposte dalle limitazioni per evitare i contagi, potrebbe farci concludere: “Allora è meglio non fare niente”. Questo sarebbe il peccato che nel Confesso è indicato come peccato di omissione, che è un peccato che riguarda la carità cioè l’amore verso i fratelli.

Cara Unità Pastorale concordiese alziamoci e cantando camminiamo.

Il nostro essere cristiani, come ci chiede il Signore, ci chiama ad annunciare il Vangelo di Gesù essendo “creativi” per reinventare nel qui e nell’adesso, nuovi modi di evangelizzazione per l’oggi. Questo è un invito che riguarda prima di tutto le famiglie chiamate in prima persona a mettersi in gioco come “protagoniste” chiamate cioè ad essere presenza umana e cristiana nella “nuova” società. Un invito che interpella direttamente i giovani a cui sta a cuore una società che testimoni la presenza di un amore generoso e gratuito che sappia mettersi a servizio degli altri. Solo spendendosi per aiutare gli altri si diventa finalmente adulti. Ritorna con evidenza la verità della concisa affermazione di papa Francesco: “Non possiamo pretendere di vivere sani in un mondo che rimane malato” e la vera medicina si chiama solidarietà, condivisione e quindi amore.

Infine ho letto una bella frase dice. “Il mondo non cambia se non cambiamo con i bambini” credo che essa voglia dire che noi adulti dobbiamo avere il coraggio di osservare la realtà con gli occhi dei bambini che ci esprimono con i loro atteggiamenti spontanei quelli che sono i loro reali bisogni per aiutarli nella loro crescita gioiosa e aperta al nuovo. Allora non possiamo più formulare le domande come nel titolo di sopra perché le risposte devono rispondere a questa nuova domanda: “Come noi tutti: famiglie, giovani, associazioni, volontari e comunità parrocchiale e comunità civile possiamo insieme elaborare un “progetto” che possa rispondere alla realtà nuova che la pandemia ha modificato e radicalmente cambiato?”. Sarà con la collaborazione di tutti che potremmo proiettarci in avanti.

Perché come diceva don Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Uscirne da soli è avarizia uscirne insieme è amore”.

don Natale