Anche San Stiefin quest’anno ha dovuto adeguarsi alle limitazioni e anche la sua festa deve fare a meno di parecchie di quelle attività sia commerciali che culinarie che ne hanno da sempre caratterizzato anche la sagra. Nei miei ricordi d’infanzia San Stiefin voleva dire qualche giro sui autoscontri e sui discovolanti, un toc di croccante e un sachettin de mandue, un rodul de sigurissia e una bea feta de anguria rossa come el fogo . Ora la sagra di San Stiefin si è nobilitata e ha anche una funzione economica trainante. Un tempo si svolgeva la “fiera boaria” nel vecchio campo sportivo con la ritualità dei mercantini che sbattevano con forza le mani del venditore e del compratore e l’affare era firmato e sigillato magari con un bon goto de merlot. Tempi passati che ricordiamo con nostalgia ma non con rimpianto, ai tempi bisognava fare i conti con i “franchi” sempre pochi oggi abbiamo l’euro ma anche quelli sono sempre pochi.
L’aspetto più propriamente religioso della festa un tempo era caratterizzato dalla Messa grande con il Vescovo e con la presenza dei parroci della Diocesi che erano tenuti ad intervenire perché, se assenti senza una valida giustificazione, erano tenuti a pagare una multa. Ricordo che da chierichetto tante volte servivo Messa a parroci che, venuti da distante e con mezzi pubblici, chiedevano di poter celebrare Messa su uno degli altari che erano lungo le navate della cattedrale perché, con la scarsità dei mezzi pubblici di allora, non avrebbero potuto rientrare in parrocchia prima di sera.
Oggi i mezzi di trasporto ci sono e anche abbondanti ed è possibile a tutti partecipare, questo lo dico anche per noi di Concordia, abbiamo tutti bisogno di pregare e chiedere l’intercessione di San Stiefin protomartire, cioè primo martire cristiano che ha dato la vita in fedeltà a Gesù Cristo e al suo Vangelo. Egli è un esempio luminoso di coloro che, come dice la liturgia, “hanno testimoniato con il sangue i prodigi di Dio Padre che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio”.
Quest’anno presiederà la Celebrazione il Card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, insieme con il nostro Vescovo Giuseppe e i parroci della Diocesi, ci aiuterà a pregare e a riflettere, alla luce della Parola di Dio, riguardo il tempo che stiamo vivendo, un tempo che ci chiede di “convertirci” alla novità di un mondo diverso, più umano e cristiano per non sfinire ancora malati dentro un mondo malato.
In sala Ruffino, con il patrocinio e il contributo del Comune, quest’anno abbiamo allestito una mostra su Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. È un pittore il Caravaggio dalla vita avventurosa e disordinata, ma i suoi quadri, in gran parte di soggetto religioso, sono attraversati da un fascio di luce che, voglio credere, esprimono la struggente nostalgia della luce divina che illumina la povertà e il peccato della nostra vita con la grazia della sua misericordia e del suo perdono.
Sarà così utile e istruttivo per tutti fare una visita, specialmente alla sera dove ci sarà anche la possibilità di avere qualche giovane che farà da guida e, attraverso la visione di quei quadri così drammatici cogliere insieme anche la religiosa speranza che li illumina.
Speranza di cui abbiamo bisogno per riprendere con novità il nostro cammino perché “se niente sarà più come prima” San Stiefin e i nostri Santi Martiri ci siano accanto per indicarci la strada giusta e bella della rinascita e della conversione alla “salvezza” in Cristo Gesù.
BON SAN STIEFIN!
don Natale