31 gennaio 2021 – 101

101

101 sono gli anni di tre delle nostre parrocchiane Elena, Lucia e Teresa che in poco più di un mese hanno lasciato questa terra per l’incontro con il Signore. Ma in quest’anno sono tante le donne e gli uomini anziani che hanno concluso la loro vicenda umana e sono passati all’altra riva. Mi pare non solo doveroso ma anche importante e costruttivo per noi ricordarli e soprattutto raccogliere con profitto la loro grande eredità di saggezza che si traduceva nei loro di stili di vita. La vita di gran parte di essi è segnata all’inizio dalla povertà e in tanti casi dalla miseria che faceva fatica a combinare il pranzo con la cena. Poi c’è stata la guerra e ancora povertà, lutti e disgrazie perché lo sappiamo bene la guerra porta con sé solo cose brutte e distruzioni sia fisiche che morali. In tutta questa situazione dolorosa e a volte tragica alcuni hanno tentato la via dell’emigrazione e le mete più agognate sono state l’America del Sud in modo particolare il Brasile e l’Argentina. Si partiva con la famosa valigia di cartone con pochi stracci dentro e qualche conforto alimentare che i primi giorni di navigazione erano subito finiti. Arrivati si pensava di trovare grandi risorse e invece bisognava adattarsi con grande umiltà a fare gli ultimi mestieri, senza conoscere la lingua e cercando, dovere era possibile, di appoggiarsi a qualche parente o conoscente che era partito prima e aveva provato a trovare una qualche sistemazione onesta e dignitosa. Nel taccuino c’erano quei pochi soldi che si era riuscito a racimolare e insieme i santini della nostra Madonna della Salute e quello dei Santi Martiri Concordiesi conservati come il ricordo prezioso e la protezione dalla amata Concordia. Non c’erano comunicazioni se non via lettera, ma non tutti sapevano leggere e scrivere per cui le lettere che giungevano avevano un copione fisso perché probabilmente scritte in serie da qualcuno che si rendeva disponibile a scrivere per tutti anche se in esse si poteva respirare la grande nostalgia e le tante difficoltà incontrate perché anche l’America vista da vicino era molto diversa da quello che si diceva. Chi rimaneva a casa si adattava come poteva se c’era qualche pezzetto di terra ci si poteva permettere di allevare qualche animale da cortile e soprattutto si facevano tutti i sacrifici per allevare un maiale che assicurava una certa riserva per tutto l’inverno. Ma i racconti sarebbero tanti, tanti… Ho riscontrato poi che i nipoti che sono stati “tirati su” dai nonni sono molto riconoscenti a loro e ne sentono con grande tristezza la perdita. E purtroppo, anche a causa di questa pandemia, la nostra è una società che è stata tristemente decimata nei suoi anziani. Facciamo in modo di farci raccontare queste “storie vere” dai protagonisti superstiti perché non se ne perda la memoria e soprattutto l’insegnamento di vita che esse contengono. Tra i quali sottolineo solamente questi tre:

I sacrifici e le difficoltà che hanno incontrato i nostri anziani hanno prodotto per noi un maggiore tenore di vita, ma, come succede spesso, da essi non abbiamo imparato che la vita va affrontata, come hanno cercato di fare loro, con la serietà dell’impegno, con la costanza del lavoro e con la solidarietà fra tutti. Questo insegnamento ci sarà molto utile in questo tempo di pandemia.

La vita famigliare rimaneva punto di riferimento costante e la tenuta dei rapporti tra fratelli dava vera continuità alla relazione tra famiglie. Nelle famiglie, specialmente le mamme, erano abili a rammendare e non si buttava via niente, e quest’arte di “tirare su i punti” lo facevano anche quando si accorgevano che c’era qualche “smagliatura” tra i figli e non si stancavano mai di ripetere che la soluzione è cercare di andare d’accordo tra fratelli anzi ricordo quella mamma che ogni volta che aveva a pranzo i figli con le loro famiglie concludeva salutandoli: “Me raccomando serchè de volesse bene e de aiutasse fra fradei adess e quan che non ghe sarai pì”.

La vita cristiana e di fede, semplice si ma salda. La domanda che veniva puntualmente fatta alla domenica era: “Seo stai a Messa sta mattina?”. Alla quale veniva aggiunta l’affermazione perentoria: “Vardè che a stà col Signor no se sbaglia mai.”  Insomma la vita cristiana era a fondamento e a orientamento di tutta esistenza.

Impariamo ad ascoltare di più i nostri anziani

e soprattutto a mettere in pratica i loro insegnamenti.

don Natale